Fravulé

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Fravulé

Poesie di Adriana Zaccarini
46 pp., edizioni Ulivo, collana “Il sorriso del gatto”

 

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Regina è la parola “amore”, presente in ogni sede del verso, senza il timore di accoppiarla a “cuore”, mentre invece di solito si evita nel modo più assoluto. Fravulé è un battito unico, la messa a nudo dei sentimenti d’amore in tutte le loro sfaccettature.

Così l’amante supplica il tempo di fermarsi, in Supplica al tempo, che apre la raccolta, affinché possa assaporare il canto dell’amore, e subito dopo, in Cosa dire, è l’amore, finito che ispira i versi, o in La donna del duemila è il vuoto d’amore, l’incapacità di amare ad affiorare fra le righe, oppure l’amore si fa sensuale, come in Lo scoglio: “Sali e scendi dai miei fianchi, lento esasperante. / Sei l’onda calda che lambisce lo scoglio. Come in ogni raccolta alcuni testi meritano maggiore attenzione rispetto ad altri, è il caso di Fravulé, che non a torto dà il titolo al libretto, Attimo, dove la brevità dei versi crea un ritmo angoscioso in un continuo crescendo che cuImina con la cupa esclamazione: “Me l’hanno ammazzato!” o la bruciante Amore proibito. Altri testi sono meno ricercati, in particolare quelli contraddistinti dalla ripresa anaforica di un sintagma, che cadenza a mo’ di litania la poesia. Adriana Zaccarini rifugge qualsiasi artificio retorico o metrico; i versi sono spontanei, sciolti, scritti senza badare al numero delle sillabe, senza tener conto delle rime e utilizzando un lessico piano. Quella di Zaccarini non è una poesia ragionata, ma immediata, dettata dall’intensità delle sensazioni vissute.

Di V.P.

Letture

Fravulé

Così lui la chiamava in quell’estate lontana.
Nei campi assolati,
il grano maturo attendeva la mano pronta a falciarlo
Fravulé in boccio,
ancora bambina,
sognava la vita correndole incontro.
Fravulé così lui la chiamava,
in quell’estate lontana.
I campi baciati dalla candida luna.
Il canto del grillo concerto d’estate.
L’attese, la volle, fu lì che la prese.
Fravulé sognava la vita
Correndo nei prati nella sera d’estate.
Sgomenta, s’oppose al suo grido d’amore.
Fravulé in boccio,
ancora bambina,
gli sfuggi dalle mani in quella sera d’estate,
mentre lui, gridando nei prati
richiamava a sé il suo sogno d’amore.
Fravulé non più bambina
Attende da tempo il ritorno di quel grido
d’amore.
da Fravulé – poesie, pag. 10

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